È diventata un’impresa, per l’impresa, completare due metri di marciapiede. Prima c’era il palo messo in mezzo alla strada, da un ingegnere con poco ingegno. Adesso che il palo non c’è più, grazie all’Enel e per colpa dell’Enel, sembra che durante gli scavi abbiano trovato un paio di mutande rosse con lo stemma della massoneria, appartenute a Peppino Garibaldi. La sovrintendenza ai beni culturali sta ora cercando il pigiama di Anita. Quando capita questo, si blocca tutto, e persino l’intestino (che dovrebbe esibirsi in fuochi d’artificio colorati), rimane muto davanti alla storia. La nostra storia. Quella piena di privazioni, di sacrifici, di viaggi per trovare lavoro senza soluzione di continuità. In mille luoghi e, a volte, senza speranza.
Perché vedete, succede poi che davanti a tanto lavoro ben fatto, ci si perde davanti a due metri quadrati di marciapiede. Ma è mai possibile?
C’è un continuo disagio davanti all’unica attività che di questi tempi lavora (la farmacia), sia per i parcheggi sia per gli utenti.
Per completare quel pezzetto di marciapiede che rimane un fastidio anche per chi si reca alla sosta degli autobus, ci vorranno ad occhio e croce, non più di due giornate di lavoro, eppure non ce la facciamo. Non ce la fanno!
E sono imprese serie (detto senza ironia), che svolgono bene i lavori, con operai che lavorano con impegno. Imprese che partecipano a gare milionarie!
Vorrei andare giù pesante, ma poi mi accorgo, che è forse il periodo della pandemia che ha scombussolato i piani (alti e bassi) della nostra esistenza.
E sarà pure colpa della pandemia, se non si riesce a incollare due metri quadri di mattonelle.
