Dio delle città…

Quando nel sondaggio sul Covid, l’Università del Maryland, mi ha chiesto dove io vivessi tra città o paese, sono rimasto impietrito, non sapendo bene dove porre la crocetta. Poi mi sono ricordato che vivo in un paese, però chiamato città (delle tartarughe), certo una città immaginaria, una città dove vola alto il fumo del sapere, sparso sui social e spinto e filtrato da comignoli d’ignoranza che raggiungono le vette del cielo e lì si nascondono (per la vergogna), tra le nuvole che mal li sopportano e quindi, per vendetta, ogni tanto, mandano fiumi di piogge, per lavare livide prosopopee che trovano nutrimento dal bisogno (vizio) umano, di essere qualcosa o qualcuno. E si riparano bene, fino a quando, le bacchette che reggono la calotta di stoffa dell’ombrello, non li manderanno affanculo! Fino a quando ci si accorgerà, che quelle teste vuote, infradiciate dalla pioggia, non riusciranno a produrre un’idea neanche col miglior fertilizzante. Fino a quando non capiranno (questo è il problema), che è giunta l’ora di smetterla con carnevalate che non portano a nulla, se non a soddisfare esigenze personali o del loro amaro/dolce destino, di rimanere zitelli. Sì, zitelli, perché la cultura mai si è sposata con l’ignoranza, perché questa, a differenza dei misteri, viene facilmente scoperchiata. E, tolto il coperchio, la pentola si rivelerà piena del nulla, proprio come le loro teste.

Detto ciò, ognuno può chiamare chi vuole, come vuole. Può chiamare città il deserto, e persino città metropolitana, Reggio Calabria, piena d’immondizia e vuota di servizi, ma non basta il nome per prendere in giro chi nasce nelle sabbie mobili che, come si sa, ti risucchiano ad ogni sforzo che fai per uscirne, e da lì riescono ad emergere solo i miracolati. E così come le tradizioni, come i dialetti, un giorno spariranno gli ingenui, gli ignoranti i bisognosi e, con essi, spariranno quanti si arricchiscono con i fuochi d’artificio e d’artifizio, delle loro furbe e ben remunerate, minchiate.

Pubblicato da brunolucisano

Sono nato a Staiti (RC) e ho 62 anni, sono sposato e ho due figlie, abito a Brancaleone (RC) da 50 anni e sono pensionato. Scrivo poesia dialettale da una quindicina di anni. Ho pubblicato 6 libri di poesie e tre poemetti. Ho scritto inoltre 6 commedie dialettali e una farsa. Collabora saltuariamente con delle riviste on line ed in particolare col mensile In Aspromonte. "Pericle d'oro" per la poesia 2013.

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